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Francesco se ne andato una domenica di ottobre, il 17, del 2010. A pochi passi da casa e dall'ospedale dove l'avevano appena visitato non riconoscendo l'attacco cardiaco che era in corso. È crollato a pochi metri dall'ospedale, ma non è stato possibile soccorrerlo tempestivamente per una di quelle assurde norme burocratiche che strangolano nel nostro Paese il buon senso prima ancora che il senso del dovere. Per una tragica ironia, Francesco, che da decenni si batteva contro la "mala bestia" - il nostro indecente sistema audiovisivo - è stato vittima della "mala sanità", un'altra faccia della stessa medaglia. Delle battaglie politiche di Francesco, così come delle sue riflessioni teoriche, danno conto gli articoli che presentiamo, pubblicati su Script nell'ultimo quindicennio. Ciò che è al centro della ricerca di Francesco sono la funzione umana e sociale della narrazione e la libertà dell'autore, necessaria perché quel narrare possa esprimersi. Perché la narrazione - come diceva Aristotele - indica all'uomo qual è il modo giusto di vivere e - come scriveva Eco, che Francesco sempre citava - lo educa al destino e alla morte. Un sistema industriale e culturale che non solo non agevola la formazione del talento, ma condiziona pesantemente la libertà di creazione e riduce sempre più i margini stessi di sopravvivenza degli scrittori, non è solo delittuoso, è stupido. Non a caso è il nostro.